Immaginiamoci una scena che a molti di noi è familiare: immaginiamo un pranzo di Natale.
Immaginiamo che a questo pranzo partecipino una decina di persone.
Focalizziamoci su una: Marco*, 19 anni, studente di Lingue Orientali, tornato a casa per le feste.
Durante il pranzo i parenti gli chiedono come stiano andando gli studi e lui, educatamente, sorride e risponde che vanno bene, va tutto bene.
Lui lo sa che non va così bene, che pensava sarebbe stato più semplice, che si aspettava di fare molta meno fatica, ma continua a non dire nulla, sorride e dice che va tutto bene.
Immaginiamo una seconda scena: Marco esce con alcuni ex compagni di classe delle superiori. Alcuni li rivede volentieri, altri meno, alla fine, passano una piacevole serata a parlare dei primi mesi di università. Anche con loro, Marco si svela il meno possibile. Tutto bene è il suo slogan, tutto bene.
Perché Marco non può raccontare che sta facendo fatica con lo studio? Cosa succederebbe se dicesse di aver preso un diciotto nel primo esame e di averlo rifiutato? Di cosa ha paura?
Terza scena: Marco arriva a casa dei genitori e, messa l’auto nel garage, inizia a piangere. Non se lo aspettava nemmeno lui. Vedendo che non sale, arrivano anche i genitori che si allarmano, che succede? Perché piangi? Marco scuote la testa e dice che non è nulla, che va tutto bene, ma non riesce a smettere, è più forte di lui, gli manca il respiro, ma più di tutto, quello che manca a Marco è la risposta alla domanda: chi sono? Se non sono più il bravo studente, quello che vive con i genitori; se devo mentire a parenti e amici per continuare ad essere ammirato, o almeno per essere come loro, chi sono?
E non saper rispondere a questa domanda può far sentire la terra sotto i piedi, può far mancare il respiro.
Cosa può fare allora Marco?
Quello che Marco può fare, da solo e con l’aiuto di uno psicologo, è ridare senso a questo momento di crisi e a se stesso. Scoprire, per esempio, che lui non era solo un bravo studente, ma che era ed è anche altro. Scoprire che può sbagliare, perché è con gli errori che cresce. Scoprire che può cambiare e, da lì, riprendere in mano la propria vita.
Così, magari, al pranzo di Natale dell’anno dopo, Marco sceglierà di raccontare ai genitori le proprie preoccupazioni, con gli amici di riderne e con alcuni parenti di continuare a dire che va tutto bene, perché sceglie liberamente di farlo.
Alessandro Busi
Mestrino, Padova e su Skype