
Alle volte succede che, nel correre dietro alle incombenze della vita, ci dimentichiamo di raccontare, di raccontarci, la nostra storia. Quando questo avviene a lungo, l’effetto è che gli sforzi che ci mettiamo, le relazioni che abbiamo, il mondo per come lo conosciamo si sfilaccino e ci resti un dubbio doloroso che oscura ogni esperienza nuova: che senso ha quello che faccio?
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L’11 settembre fu un evento così complesso che potremmo guardarlo attraverso molte paia di occhiali.
Se ci mettessimo gli occhiali dei medici, per esempio, potremmo raccontare le patologie respiratorie che hanno tolto la vita a centinaia di soccorritori.
Se ci mettessimo gli occhiali degli storici, potremmo guardare a quel giorno come al giorno che fece ripartire la storia, che, si diceva in quegli anni, era finita.
Con gli occhiali degli psicologi, possiamo vedere il diramarsi delle storie e delle emozioni che si sono generate ed espanse da quella giornata.
Cosa pensavano gli attentatori? Cosa pensavano i passeggeri del volo United 93 (quello che si schiantò in un campo della Pennsylvania)? Come si sentivano le persone che riuscivano a uscire dalle Torri e quelle che telefonavano restandone intrappolate?
Poi ancora.
E chi le riceveva quelle telefonate? E i messaggi? Cosa succedeva alle loro speranze, paure, sicurezze, aspettative sul futuro vicino e lontano con il passare dei minuti?
Ma anche allontanandoci di migliaia di kilometri: chi di noi non sa cosa faceva quel giorno?
Credo che tutti, quantomeno nel mondo occidentale, saprebbero rispondere e tutti saprebbero dire anche come si sono sentiti, cosa hanno provato, che pensieri si sono susseguiti nella loro testa.
Perché anche questo fanno i grandi eventi della storia, non creano solo scossoni politici e sociali, ma precipitano dentro le nostre biografie, segnandole e diventando parti di noi.
Allora, mi dico, perché non usarli come appigli quando sentiamo che le giornate si ripetono uguali, quando facciamo fatica a ritrovare il senso del nostro procedere?
Potremmo chiederci: E io dove ero quando caddero le Torri Gemelle? E nei mesi dopo? Che scelte ho preso, cosa ho evitato?
E così possiamo far ripartire anche la nostra storia personale, che, come la storia del mondo, non si era mai veramente fermata, ma magari ci eravamo rassegnati a non poterla raccontare.
Alessandro Busi
psicologo e psicoterapeuta
a Padova, Mestrino e su Skype