
Immagine del progetto Humans of New York di Brandon Stanton. Qui l’originale e qui sulla pagina Facebook
Humans of New York è un progetto artistico di Brandon Stanton. L’idea è semplice, ma la realizzazione è assai più complessa: immortalare una persona e raccoglierne uno scampolo di storia. Credo che la capacità di Stanton sia quella di dare valore ai frammenti che le persone vogliono condividere con lui, con il coraggio di mettersi di fronte e dentro ai loro dolori come alle loro gioie.
Quando lessi la storia di questa ragazza sotto la neve, mi colpì la sua intensità.
“Io e mia madre siamo sempre state molto unite, ma dopo la morte di mio padre dovemmo re-imparare a comunicare. Intraprendemmo una terapia. Avevamo smesso di essere oneste l’una con l’altra. La malattia di mio padre era stata così difficile che non volevamo creare ulteriori preoccupazioni: provavamo a proteggerci a vicenda. Non avremmo mai ammesso di avere una brutta giornata, o di sentirci depresse. La risposta era sempre: Sto bene. Ma non stavamo bene, ed era ovvio. Ci preoccupavamo l’una per l’altra, in continuazione, e ciò causò molti stress e litigi. Dovevamo re-imparare a dirci quando avevamo una brutta giornata, perché non puoi mai sapere se veramente una persona sta bene, finché non gli permetti di raccontarti quando sta male”.
Queste parole sono al contempo intime e comuni.
Quanto spesso capita di evitare di dire qualcosa che ci affligge a una persona a cui vogliamo bene, nella speranza di proteggerla dalle nostre preoccupazioni?
L’intento è nobile, si potrebbe dire, ma il risultato è spesso diverso da quello che auspicavamo.
Il risultato è spesso contribuire a creare preoccupazioni ancora più grandi, aiutate da un’atmosfera del tipo non parliamone, che ingigantisce ciò che vorremmo non ci fosse.
Come mai?
In questa abitudine, succede che noi smettiamo di chiederci Come mi sento a tenere le mie preoccupazioni solo per me?, smettiamo di chiederci Come si sente la persona che ho accanto se smetto di raccontarmi con lei/lui?, e ancora Cosa succede nella nostra relazione se non abbiamo più la libertà di raccontarci? Di raccontare anche ciò che ci fa soffrire?. Diamo per scontato come l’altro si sentirà e come noi ci sentiremo, il tutto nel tentativo di proteggere e proteggerci da qualcosa di doloroso.
Come può essere utile una psicoterapia?
La psicoterapia è anche questo: avere uno spazio in cui sperimentare cosa succede se raccontiamo a qualcuno ciò che ci affligge.
Se ne andrà? Mi vorrà correggere? Mi sgriderà?
Queste sono alcune delle domande che le persone si pongono prima di un esperimento simile. Invece, ciò che spesso succede è che si scopre che l’altra persona rimane, che il nostro dolore non è solo dicibile, ma anche esplorabile, a volte perfino con qualche sorriso.
Ciò che succede è che si scopre che il nostro dolore possiamo provare a condividerlo anche con chi ci sta più vicino, che le loro spalle e le nostre sono più larghe di quanto ci aspettassimo, che assieme possiamo portare pesi reciproci, in una strada meno perfetta di quanto sognavamo, ma molto più vivibile.