
Illustrazione di Alessandro “Shout” Gottardo
In questi mesi l’ente previdenziale degli psicologi [ENPAP], l’alter ego dell’Inps per capirci, ha condotto una ricerca dal titolo “Indagine di mercato sulla psicologia professionale in Italia”, una ricerca nella quale ha intervistato 1000 persone rispetto alle loro idee sulla psicologia e il lavoro di psicoterapia.
Oltre ai vari aspetti specifici di possibile cambiamento per la professione, molto utili per gli psicologi, ma che riguardano poco i non addetti ai lavori, due capitoli credo siano una lettura interessante per tutti:
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come gli italiani percepiscono il proprio benessere ed equilibrio rispetto alla crisi;
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come gli italiani vedono la figura dello psicoterapeuta.
Italiani, crisi e benessere
Da quello che emerge, crisi [economica e non] significa sentirsi impotenti rispetto alla possibilità di decidere del proprio futuro: “non sentirsi in grado di essere indipendenti”. A questo sentire si affiancano vissuti di insicurezza, legata al non percepirsi in grado di accogliere i vari aspetti di sé, e solitudine, che si configura nel timore di non saper stare con le persone che ci sono accanto.
Se questa è la percezione di ciò che fa soffrire le persone, secondo gli intervistati il benessere corrisponde alla capacità di perseguire obiettivi significativi nella propria vita, essere empatici con gli altri, accettare se stessi e al contempo saper cambiare, saper affrontare le avversità in modo autonomo.
Quello che ne emerge è un quadro nel quale le persone vedono alcuni aspetti della propria vita come l’esatto opposto di quello che auspicano.
Che fare, quindi?
Psicoterapia e benessere
Nello scenario raccontato prima sembra che una figura come lo psicologo-psicoterapeuta diventi centrale nel potersi prendere cura della propria vita, nel non dare per scontato che il proprio modo di vedere ciò che ci succede sia l’unico possibile.
Quello che gli intervistati hanno detto, infatti, è che lo psicologo:
• fa emergere problemi personali latenti;
• offre un supporto specifico al problema emerso;
• aiuta a cambiare punto di vista sul problema;
• indica una nuova strada da perseguire per il proprio equilibrio.
In altre parole è come se per le persone la psicoterapia fosse un percorso che può sì partire da un problema specifico, ma si focalizza sulla possibilità di cambiare sguardo per costruire equilibrio e benessere in maniera più ampia nella propria vita.
Disegnare un nuovo paesaggio
Quale storia emerge da questa indagine?
Quando ho letto i dati e le analisi della ricerca, la prima impressione che mi è balzata agli occhi è stata quella di una storia, di un racconto comune.
Sembra che le persone si sentano spesso inserite in una via sempre più stretta, una via nella quale non sentono di poter seguire il futuro desiderato, una via nella quale le cose procedono al di fuori della loro volontà: come se fossero sempre le circostanze a decidere per noi.
Questo sentire, è facile intuirlo, può portare a sentirsi impotenti e, soprattutto, può portare a sentirsi di non avere alternative, di avere tuttalpiù lo spazio di immaginare possibilità diverse, ma senza sentire di poterci credere.
È proprio in questo spazio così piccolo e doloroso, però, che si può aprire il percorso di psicoterapia.
Nel racconto della ricerca, infatti, sembra che intraprendere questo percorso sia un modo per comprendere meglio se stessi, lavorare su ciò che emerge, non solo in termini di soluzione di un problema, quanto in termini di apertura verso nuove possibilità che questa volta si sentono come percorribili.
In questi termini, quindi, la psicoterapia è oggi per gli italiani, non più un vezzo per pochi, ma un modo concreto per riappropriarsi delle proprie scelte, costruire il proprio benessere e sentirsi capaci di affrontare le sfide della vita.